...Benvenuti cari lettori, conosciuti e sconosciuti, di passaggio o appassionati, a cui auguro qui e ora, di trovare un piccolo granello da aggiungere al proprio mappamondo.

venerdì 25 marzo 2011

Carlos Castaneda: la conoscenza silenziosa



Se mi chiedete cos'è il silenzio io precisamente non lo so.

Il silenzio è un pieno di vuoto per una persona che parla tanto
E' un vuoto pieno per una persona che non ama il rumore delle parole

In ogni caso, il silenzio è una bella sfida per la mente, che sa tutto, guarda caso..tranne che ascoltare, silenziosa, senza giudicare ciò che percepisce.
Senza fare nulla. Così com'è.

"Che brutto tempo oggi eh...!""Che ore sono..?" "Hai una sigaretta..?" "Beh, che si fa..?"
Ognuno di noi avrà sperimentato quelle pause silenziose, che nel mezzo della comunicazione creano un panichetto generalizzato come se... senza suono, non ci fosse suono alcuno.
E quel vuoto, di solito non ci piace molto.
Questo perchè non siamo stati educati ad ascoltare il silenzio, come un altro suono, piacevole, senza strani mostri che escono dall'armadio, ma come una fonte di creatività e/o pausa che riconcilia la fatica del corpo e della mente.

Ultimamente m'è capitato tra le mani un articolo di Carlos Castaneda, intitolato, "Carlos Castaneda: la conoscenza silenziosa".
Dopo aver letto per molti anni Jodorowsky, la Psicomagia e la Danza
della realtà
, Hellinger con Le costellazioni familiari, Jung con L'uomo e i suoi simboli, e Ricordi Sogni e Riflessioni, m'è rimasto difficile ultimamente e quasi fastidioso, comprendere qual'è quel ponte e quel confine che per alcuni autori lega la psiche, la mente...ad una dimensione superiore, l'Oltre, livello extra per alcuni, che però non sia chiamato semplicemente spiritualità. Ma Meta-fisica.
Perchè l'OLTRE, non riguarda la fede, ma un nuovo modo di percepire e vedere la realtà. Non sopra, ma Meta. Non aldilà, ma qui e ora.

Insomma, quest'oltre dove sta? Sembra che risieda, o comunque "passi" anche per il silenzio interiore, dove si esprime quell'energia vitale che è legata alla Conosapevolezza...al Respiro..cioè alla Vita.
Io sinceramente ancora non lo so, e il silenzio certe volte lo comprendo e mi piace, certe volte non lo capisco e proprio non mi piace.
Ma questa lettura della "Conoscenza silenziosa" di Castaneda, la vorrei accogliere, in silenzio, senza giudizio, proprio perchè ho allontanato per tanto tempo, le visioni mistiche di questo e quello, tranne quella di qualcuno che mi dicesse di rimanere ..zitta.(!)

Carlos Castaneda, nel suo libro "Tensegrità" racconta l'episodio in cui, avendo ottenuto il silenzio interiore, per la prima volta riuscì a "vedere", e la cosa che più lo sconvolse dell'episodio fu non tanto la visione di un paesaggio mai visto, di animali preistorici, di suoni ancestrali che riuscì a percepire in mezzo al traffico di Los Angeles, ma il fatto che in qualche modo queste cose le aveva percepite anche prima, da sempre:

"Nel paesaggio allucinato e selvaggio di un Messico antico e immutabile, fra le reminiscenze delle civiltà autoctone più remote, si placa il rumore della vita quotidiana, si dissolvono le preoccupazioni, gli affanni, le paure: si afferma, quindi, per regnare incontrastato, il silenzio interiore. Diviene così possibile attingere ad arcane energie, forze recondite dello spirito che la razionalità del moderno mondo occidentale ha soffocato, dimenticato, perduto."
Leggendo questi versi,per quanto lo sciamanesimo non sia proprio nei mie echi culturali, quello che mi è venuto da pensare è:
Siamo in grado di accogliere il silenzio oggi?
Che cosa ci dice con il suo codice, con la sua frequenza?

Se facciamo un piccolo esercizio di auto-osservazione, vedremo come per ognuno di noi sarà diverso, perchè porterà con se :
memorie arcaiche, codici-frequenze di vissuti che non riguardano probabilmente il qui e ora, immagini, oppure come nel sogno, anche suoni, profumi, odori, tutto ciò che riguarda il campo percettivo-emotivo, dell'Immaginario.

Se vinciamo quel primo ostacolo, che è la paura di sentirci, e ci lasceremo guidare dal silenzio interiore con fiducia nell'ignoto e nello sconosciuto, probabilmente questo stesso ci aprirà la porta ad un mondo pieno di "suoni", del Sè, che sono vitali e ricchi di potenzialità e di archetipi da ascoltare e integrare.

Tanto spesso sono questi suoni, arcaici, interiori, che ci conducono nella vita pratica, a prendere una strada invece di un'altra, a iniziare un progetto ad occhi chiusi, a lanciarci in nuove avventure, o a continuare a costruire nonostante gli scarsi risultati presenti perchè senti nel sottosuolo dell'inconoscio che.. "un motivo sotto sotto, c'è".
Sarà anche importante ricordarsi di discernere quello che è un eco del passato, dal suono del silenzio saggio. Poichè il primo ti può far cadere nella fissazioni tipo disco fisso che gira, di una mente che apparentemente sta quieta, e internamente rimugina giudicando tutto ciò che prova, proprio perchè non riesce a farlo suo
...mentre l'altro messaggio quello del Sè, è pronto a dar vita ad energie sotterranee latenti, potenti...e quello è l'ascolto di un silenzio creativo, dinamico, che ti fa fare cose nuove, in maniera nuova, in cui la percezione di se stessi (e dell'altro), è più larga e leggera.


Il primo tipo di silenzio chiude.
Il secondo apre...
Il primo attappa, ed è rumore.
Il secondo è Ascolto, è accogliente, e si concilia molto spesso con la musica...





Secondo Castaneda e lo sciamanesimo uno dei più potenti strumenti per raggiungere il silenzio interiore è il tamburo. Con il battito mono-tono e continuato il cervello comincia a rallentare la sua attività, i pensieri vengono rapidamente messi da parte per lasciare spazio alla conoscenza non-verbale. In questo caso
il passaggio dal dialogo interiore, cioè da quella serie di pensieri che continuamente sovraffollano la mente, ed il silenzio diventa graduale, la continuità del tamburo inoltre permette di ritornare alla quiete in ogni momento, anche se il dialogo è per qualche istante ritornato.

Il primo tamburo è il cuore. Batte e scandisce il ritmo della vita.
Il primo grande tamburo è però la Terra: ci si cammina e risuona con la nostra vita e la nostra energia. La percussione del passo sul terreno, anche involontaria, è il primo atto musicale, insieme al respiro e al suono del corpo e della voce.
Che sia un buon momento per iniziare a sentire il proprio suono o il suono della Terra? E a suonare alla stessa frequenza?
E se proprio non troviamo lo spazio e il tempo di farlo da svegli, si può fare sempre nei sogni.

sabato 30 ottobre 2010

Ciao, e poi?



Ciao e poi? Si vorrebbe comunicare!
La parola “comunicazione” deriva dal latino cum-munus e in sé porta la radice del suo significato: con (cum) un dono (munus), e cioè “donare qualcosa a qualcuno”.
Difficile crederlo, o meglio sentirlo, in un’epoca in cui l’informazione spesso è corrotta e manipolata, le parole si dicono ma non si sentono, la voce urla e raramente si ferma per comprendere.
Il fatto è che delle parole non riusciamo proprio a farne a meno, ma poche volte ne scorgiamo i travestimenti e le maschere che gli affidiamo. E nella nostra torre di Babele troveremo:
la chiacchiera infinita che copre i sentimenti e permette all’Io di salvarsi dalla necessità di piangere, ridere, muoversi, esprimersi così com’è lontano dal senso di colpa e dal giudizio
il silenzio, che se viene usato “troppo” e senza consapevolezza, diviene un eloquente messaggio di distacco, usato spesso come forma di potere (l’omertà o il controllo), che offusca il vero senso di ciò che dovrebbe esprimere: riflessione e contatto
i comandi (fai questo, fai quello, che combini!, sbrigati!) forme categoriche che usurpano la libertà di colui che li riceve, ma anche di chi l’impone, giacché sottrae alla relazione il vero senso del rapporto, che si riduce al… se non fai, non sei, cioè non esisti
...l’informazione, la pubblicità, la televisione, e i mass media, di cui oggi possiamo dire che al 70% offrono input inquinati dalla manipolazione non solo economica, laddove la prima forma di mercenarismo, è quella di chi vende parole che offuscano la libertà di scelta del lettore/ascoltatore

Beh grazie. Una volta notate tutte queste contaminazioni di parole, dentro e fuori, che diventano ogni giorno cataboliti psichici, (vere e proprie tossine) che il corpo non vede l’ora di espellere o coprire, (alzo il volume della radio così non sento) …inevitabile è la richiesta interna di una lingua che sia vera.
Vera non significa assoluta, ma reale innanzitutto e ricca di senso, almeno nell’attimo in cui viene espressa, così seppur immatura o incompleta, comunque lascerà un segno positivo.
La comunicazione che collega, è trasversale, non riguarda né i ruoli e né le gerarchie. Non viene insegnata con le teorie ma trasmessa.
Per forza che molti studenti hanno smesso di studiare per ascoltare la musica, la poesia, o la radio. Perché sono atti comunicativi più soggettivi e presenti, e perché “le menzogne, le ipocrisie, le crudeltà e la vacuità burocratica con le quali l’uomo contamina le parole, offuscano il senso della pagina, a spese del tutto (l’uomo), che non è più uno” dice Jung. E da un bel pezzo, aggiungiamo noi.
Ora come ora, le parole risultano spesso frantumate e frammentate come le emozioni. In questo senso stiamo ritornando all’ermetismo, perché pretendiamo di esprimere mille sfumature di carattere con uno slogan, perdendo quella radice di arte e cultura che poi ci appartiene per dna.
Ci conviene?
E’ vero che il nostro encefalo è pieno di buchetti da colmare, ma vista l’esperienza di circa 35.000 anni di evoluzione, possiamo affidargli il compito di comprendere che nelle nostre parole c’è un suono, che se collegato al piacere, alla vita, all’eros in senso puro, all’espressione della gioia e dei suoi contrari, si realizza una coincidenza in cui ciò che è semplicemente detto, vibra.
Quando le parole trovano il loro significato, cioè il loro posto, fuori e dentro il nostro corpo, fuori e dentro il nostro mondo, si realizza quella corrispondenza di amorosi sensi, che svela la vera natura di codici sequenziali, alfanumerici, che messi insieme e agiti (nel meta-linguaggio) hanno il potere di raggiungere il loro scopo evolutivo.
Così la torre di Babele potrebbe collegare diversi linguaggi, dove…..
…la chiacchiera infinita possa diventare entusiasmo contagioso
…il silenzio, spazio di autoaffermazione e pausa
…il comando, consiglio assertivo che lasci la libertà di scelta
…l’informazione, divenire trasparente, utile e…soprattutto accertata dai fatti

C’è da dire che queste potrebbero essere solo altre belle parole che non tengono conto della difficoltà di essere accoglienti in determinate situazioni sociali.
Beh, quando ci imbattiamo in delle specie di anfiossi, involuti, a-comunicativi e anaffettivi, non è detto che non possiamo andarcene.
Ricordiamoci che i dinosauri prima o poi sono destinati all’estinzione e come uomini e donne possiamo sempre e in ogni momento scegliere gli "habitat" migliori all’espressione della nostra personalità e del nostro intero essere.

venerdì 15 ottobre 2010

La rabbia primaria: se si trasforma è una spinta evolutiva



All’origine della rabbia c’è un trauma, un’esperienza di grave shock emotivo che provoca al nostro benessere psicologico un danno duraturo. Si sperimenta un trauma quando si è intensamente sopraffatti da una minaccia percepita o da una violenza realmente subita. “Può trattarsi di un singolo, grave episodio di perdita, violazione, o di un’ingiustizia, o di un’atmosfera cronica di paura e abbandono.
Quando nell’infanzia subiamo un trauma, la nostra mente non riesce a farsene una ragione poiché “emotivamente” immatura, ed è il nostro corpo ad assorbirne l’intero impatto. Data l’età, non potevamo fuggire materialmente, perciò il tentativo di fuga è mentale grazie ad un processo psicologico noto come scissione che ci protegge dal ricordare-risperimentare i traumi subiti. Separando le sensazioni del corpo dai pensieri, la “liberazione della rabbia si interrompe e resta imprigionata nel corpo, mentre la mente viene portata altrove in salvo”.
Ma l’individuo,  nelle memorie cellulari, a livello inconscio continua a ricordare l’evento e a celare il dolore nella tasca, per cui cercherà di evitare ogni cosa o persona che minaccia di metterlo in contatto con quell’emozione primaria.
Ma dall'altra parte, l’adulto-bambino, si ritroverà al tempo stesso a desiderare ardentemente quei contatti, che per quanto negativi hanno segnato il suo imprinting, inseguendo in una coazione a ripetere relazioni conflittuali, che coincidono con il suo concetto d’amore. Diviso.
C’è inoltre da dire che la rabbia e la vergogna sono legate l’una all’altra in una complessa, simbiotica lotta e  “competono” l’una con l’altra, per vedere soddisfatte le loro necessità opposte. La rabbia per esempio vorrebbe poter dire la verità, mentre la vergogna cerca la protezione e la sicurezza. La rabbia vorrebbe combattere, imporsi, persistere; la vergogna vorrebbe sprofondare, nascondersi, arrendersi. Sono due energie opposte che si eccitano a vicenda: quando una si attiva, invariabilmente fomenta l’altra.
Molto spesso l’esito dell’opposizione è la proiezione all’esterno di una delle due parti indesiderate e spesso esteriormente, possiamo assumere “travestimenti” inconsci. Questi travestimenti ombra assicurano un falso controllo di gestione della realtà minacciosa, ma ognuno ahimè ha un polo opposto che viene temuto, desiderato, evitato, e in ultime analisi...messo in pratica!
Il dominio è terrorizzato dall’idea di essere dipendenti; la dipendenza evita di assumere il controllo della propria vita; la dedizione rifugge gli atteggiamenti sprezzanti della provocazione; la provocazione ritiene che compiacere il prossimo sia manipolarlo e ne violi la libertà; la depressione teme e rifugge l’irrequietezza e la velocità della distrazione; mentre quest’ultima rifugge la quiete e l’inerzia della depressione. 
E nella società?
Il potente è terrorizzato dall’essere spodestato dai sottoposti; i sottoposti non osano pensare di essere liberi; la santa disprezza la ribelle e la prostituta; la prostituta non riesce a pensare ad un rapporto di scambio reale che non sia commerciale; il sedentario  teme la velocità dell’atleta; lo sportivo agonista rifugge il silenzio e la lentezza del sedentario. Il problema è che con il tempo le maschere possono diventare un falso documento d’identità su un palcoscenico che è nella zona di confine (dei disturbi di personalità). E daremo una presentazione che non coincide affatto con il senso della realtà ma con l’opinione altrui. Che ci alza, ci abbassa, ci stringe, ci allarga, come un vaso di creta indefinito e prostituente.  Ma che non siamo Noi.

Spesso questa tensione individuale è legittimata e nascosta in un contenitore gruppale condiviso di frasi e credenze, che funzionano da alibi e spostano l'emozione latente del proprio conflitto primario (seno buono-seno cattivo) sull’ambiente circostante,con frasi del tipo “l’ingiustizia deve essere punita”; “bisogna difendere la patria/il Re/la giusta causa”; “è una questione di principio”; “non appartiene alla mia razza/fazione/squadra”; “è una questione d’onore”; o con pregiudizi sociali: “a dispetto del sincero bisogno di non esserlo, sono un sessista. Penso che chi ha potere è maschio; e i maschi devono avere la leadership”; “le oche giulive, le regine del focolare e le ragazze carine sono in genere così superficiali”; “considero offensivo l’intero universo omosessuale”.
Questo è uno dei motivi, per cui, soprattutto in questo periodo storico sono importanti nelle dinamiche di gruppo, quelle figure ponte, come i mediatori culturali, i peacemaker, i moderatori, per fare incontrare i poli opposti attraverso un termine mediano: la comunicazione. Proprio come fa il terapeuta fungendo da ponte, e canale tra l’Io esterno e l’inconscio. La rabbia dell'ambiente non è altro che l’ombra di una paura individuale, che una volta portate alla luce e integrate possono far emergere la parte più dinamica della personalità, come la forza, la volontà, la capacità decisionale, la possibilità di partecipare in maniera attiva e creativa alla realizzazione di progetti e scopi collettivi utili.
E non c’è Caino senza Abele e viceversa. Per uscire dai ruoli stereotipati della vittima e del carnefice saranno utili quegli strumenti di “liberazione terapeutica” come workshop ad hoc di comunicazione emotiva, che mediante tecniche psicosomatiche come la bioenergetica o gli psicodrammi per esempio, possono essere un ottimo strumento di catarsi collettiva. Sia per portare alla luce dinamiche di rimozione, spostamento e negazione delle emozioni, sia per dare voce (proprio urlando se serve), a ciò che dentro ha bloccato l’energia vitale.  
La rabbia allora è un’opportunità.
Per vedere dove il proprio talento è stato fermato e ha creato in noi una crisi.
Per recuperare una zona del corpo muta; per parlare e far riparlare la propria paura. Per ritrovare il coraggio, per definire ed esprimere uno shock. Per diventare padroni della propria esistenza, affermare la propria identità. Per ricreare un’armonia con l’altro attraverso una comunicazione emotiva profonda che non passi per contrapposizioni delle parti… ma per il NOI, che insieme possiamo risolvere un conflitto, perché l’insieme è maggiore della somma delle parti.
E questo gruppo coeso è l’inizio della socializzazione vera. 

Che non è fatta di alleanze, omertà, richieste o dictat, aderenza a codici altrui, e promesse di ricompense/punizioni, consulenze, gratificazioni o servizi, ma di un mutuo scambio, basato sulla reciprocità.
Quando la pulsione “aggressiva” raggiunge il suo scopo evolutivo, possiamo dire che il tutto si è svolto nell’ambito della “normalità” dell’uomo che a quel punto impara che la rabbia era semplicemente Energia che voleva essere sentita ed integrata nel Sè.




lunedì 30 agosto 2010

Sviluppo spirituale e disturbi neuropsichici (di Assagioli , psicosintetista)


Lo sviluppo spirituale dell'uomo è un'avventura lunga e ardua, un viaggio attraverso strani paesi, pieni di meraviglie, ma anche di difficoltà e di pericoli. Esso implica una radicale purificazione e trasmutazione, il risveglio di una serie di facoltà prima inattive, l'elevazione della coscienza a livelli prima non toccati, il suo espandersi lungo una nuova dimensione interna.

Non dobbiamo meravigliarci perciò che un cambiamento così grande si svolga attraverso vari stadi critici, non di rado accompagnati da disturbi neuropsichici e anche fisici (psicosomatici).
Questi disturbi, mentre possono apparire all'osservazione clinica ordinaria uguali a quelli prodotti da altre cause, in realtà hanno significato e valore del tutto diverso e devono venir curati in modo ben differente.

Attualmente poi i disturbi prodotti da cause "spirituali" vanno divenendo sempre più frequenti, poiché il numero di persone che, consciamente o inconsciamente, sono assillate da esigenze spirituali va divenendo sempre maggiore.Inoltre, a causa della maggiore complessità dell'uomo moderno e particolarmente degli ostacoli creati dalla sua mente critica, lo sviluppo spirituale è divenuto un processo interiore più difficile e complicato.

Per questa ragione è opportuno dare uno sguardo generale ai disturbi nervosi e psichici che insorgono nei vari stadi dello sviluppo spirituale, e offrire qualche indicazione riguardo ai modi più adatti ed efficaci per curarli.

Nel processo di realizzazione spirituale si possono osservare 5 stadi critici:

I. Le crisi che precedono il risveglio spirituale;

II. Le crisi prodotte dal risveglio spirituale;

III. Le reazioni che seguono al risveglio spirituale;

IV. Le fasi del processo di trasmutazione;

V. La "notte oscura dell'anima".


I. Crisi che precedono lo sviluppo spirituale

Per ben comprendere il significato delle singolari esperienze interiori che sogliono precedere il risveglio dell'anima, occorre ricordare alcune caratteristiche psicologiche dell'uomo ordinario.

Questi, più che vivere, si può dire che si lasci vivere.

Egli prende la vita come viene; non si pone il problema del suo significato, del suo valore, dei suoi fini. Se è volgare, si occupa solo di appagare i propri desideri personali: di procurarsi i vari godimenti dei sensi, di diventare ricco, di soddisfare la propria ambizione. Se è d'animo più elevato, subordina le proprie soddisfazioni personali all'adempimento dei doveri familiari e civili che gli sono stati inculcati, senza preoccuparsi di sapere su quali basi si fondino quei doveri, quale sia la loro vera gerarchia, ecc. Egli può anche dichiararsi 'religioso' e credere in Dio, ma la sua religione è esteriore e convenzionale, ed egli si sente 'a posto' quando ha obbedito alle prescrizioni formali della sua chiesa e partecipato ai vari riti.

Insomma l'uomo comune crede implicitamente alla realtà assoluta della vita ordinaria ed è attaccato tenacemente ai beni terreni, ai quali attribuisce un valore positivo; egli considera così, in pratica, la vita ordinaria fine a se stessa, e anche se crede a un paradiso futuro, tale sua credenza è del tutto teorica e accademica, come appare dal fatto, spesso confessato con comica ingenuità, che desidera di andarci... il più tardi possibile.
Ma può avvenire e in realtà avviene in alcuni casi che quest' "uomo ordinario" venga sorpreso e turbato da un improvviso mutamento nella sua vita interiore.

Talvolta in seguito a una serie di delusioni; non di rado dopo una forte scossa morale, come la perdita di una persona cara; ma talvolta senza alcuna causa apparente, in mezzo al pieno benessere e favore della fortuna (come avvenne a Tolstoj) insorge una vaga inquietudine, un senso di insoddisfazione, di mancanza; ma non la mancanza di qualcosa di concreto, bensì di alcunché di vago, di sfuggente, che egli non sa definire.

A poco a poco si aggiunge un senso di irrealtà, di vanità della vita ordinaria: tutti gli interessi personali, che prima tanto occupavano e preoccupavano, si 'scoloriscono', per così dire, perdendo la loro importanza e il loro valore. Nuovi problemi si affacciano; la persona comincia a chiedersi il senso della vita, il perché di tante cose che prima accettava naturalmente: il perché della sofferenza propria e altrui; la giustificazione di tante disparità di fortuna; l'origine dell'esistenza umana; il suo fine.

Qui cominciano le incomprensioni e gli errori: molti, non comprendendo il significato di questi nuovi stati d'animo, li considerano ubbie, fantasie anormali; soffrendone (poiché sono molto penosi), li combattono in ogni modo; temendo di 'perdere la testa', si sforzano di riattaccarsi alla realtà ordinaria che minaccia di sfuggir loro; anzi talvolta, per reazione, vi si gettano con maggior foga, perdutamente, cercando nuove occupazioni, nuovi stimoli, nuove sensazioni. Con questi ed altri mezzi essi riescono talora a soffocare l'inquietudine, ma non possono quasi mai distruggerla completamente: essa continua a covare nel profondo dei loro essere, a minare le basi della loro esistenza ordinaria e può, anche dopo anni, prorompere di nuovo più intensa. Lo stato di agitazione diventa sempre più penoso, il vuoto interiore più intollerabile; la persona si sente annientata: tutto ciò che formava la sua vita le sembra un sogno, sparisce come una larva, mentre la nuova luce non è ancora sorta; anzi generalmente la persona ne ignora perfino l'esistenza o non crede alla possibilità di ottenerla.
Spesso a questo tormento generale si aggiunge una crisi morale più definita; la coscienza etica si risveglia e si acuisce, la persona è assalita da un grave senso di colpa, di rimorso per il male commesso, si giudica severamente ed è colta da un profondo scoraggiamento.
A questo punto sogliono presentarsi quasi sempre idee e impulsi di suicidio. Alla persona sembra che l'annientamento fisico sia la sola logica conseguenza del crollo e dei dissolvimento interiore.

Dobbiamo far notare che questo è solo uno schema generico di tali esperienze e del loro svolgimento. In realtà vi sono numerose differenze individuali: alcuni non giungono allo stadio più acuto; altri vi arrivano quasi a un tratto, senza il graduale passaggio accennato; in alcuni prevalgono la ricerca e i dubbi filosofici; in altri la crisi morale è in prima linea.

Queste manifestazioni della crisi spirituale sono simili ad alcuni dei sintomi delle malattie dette nevrastenia e psicastenia. Uno dei caratteri di questa è appunto la 'perdita della funzione del reale', come la chiama Pierre Janet, e un altro è la 'spersonalizzazione'. La somiglianza è accresciuta dal fatto che il travaglio della crisi produce spesso anche dei sintomi fisici, quali esaurimento, tensione nervosa, depressione, insonnia, e svariati disturbi digestivi, circolatori, ecc. 



II. Crisi prodotte dal risveglio spirituale.

L'aprirsi della comunicazione fra la personalità e l'anima, i fiotti di luce, di gioia e di energia che l'accompagnano, producono spesso una mirabile liberazione. 1 conflitti interni, le sofferenze e i disturbi nervosi e fisici spariscono, spesso con una rapidità sorprendente, confermando così che quei disturbi non erano dovuti a cause materiali, ma erano la diretta conseguenza del travaglio psico spirituale. In questi casi il risveglio spirituale costituisce una vera e propria cura.
Ma il risveglio non si svolge sempre in modo così semplice ed armonico, bensì può essere a sua volta causa di complicazioni, disturbi e squilibri. Questo avviene in coloro la cui mente non è ben salda, o nei quali le emozioni sono esuberanti e non dominate, oppure il sistema nervoso troppo sensibile e delicato, o ancora quando l'afflusso di energia spirituale è travolgente per la sua subitaneità e violenza.

Quando la mente è troppo debole e impreparata a sopportare li  risveglio animico, oppure quando vi è tendenza alla presunzione e all'egocentrismo, l'evento interiore può venire male interpretato. Avviene, per così dire, una 'confusione di piani': la distinzione fra assoluto e relativo, fra anima e personalità non è riconosciuta, e allora la forza spirituale può produrre un'esaltazione, una 'gonfiatura' dell'io personale...

L'espressione più estrema della identità di natura fra lo spirito umano nella sua pura e reale essenza e lo Spirito Supremo è contenuta nell'insegnamento centrale della filosofia Vedanta: Tat twam asi (Tu sei Quello) e Aham evam param Brahman (In verità io sono il Supremo Brahman).
Comunque si voglia concepire questo rapporto fra lo spirito individuale e quello universale, sia che lo si consideri come un'identità 0 come una somiglianza, una partecipazione, una unione, bisogna riconoscere in modo ben chiaro, e tener sempre presente in teoria e in pratica, la grande differenza che esiste fra lo spirito individuale nella sua natura essenziale quello che è stato chiamato il 'fondo' o il «centro' o Tapice' dell'anima, l'Io superiore, il Sé reale e la piccola personalità ordinaria, il piccolo io di cui siamo abitualmente consapevoli

Il non riconoscere tale distinzione porta a conseguenze assurde e Pericolose. L'errore funesto di tutti coloro che cadono in preda a tali illusioni è quello di attribuire al proprio io personale non rigenerato le qualità e i poteri dell'anima. In termini filosofici si tratta di una confusione fra realtà relativa e Realtà assoluta, fra il piano personale e quello metafisico. Da questa interpretazione di certe idee di grandezza si possono trarre anche utili norme curative. Essa ci mostra come il cercare di dimostrare al malato che egli ha torto, che le sue idee sono dei tutto assurde o il deriderle, non serve a nulla; anzi non fa che inasprirlo. Invece è opportuno riconoscere con lui l'elemento di vero che c'è nelle sue affermazioni e poi cercar pazientemente di fargli comprendere la distinzione suaccennata.
In altri casi l'improvvisa illuminazione interna prodotta dal risveglio dell'anima determina invece un'esaltazione emotiva, che si esprime in modo clamoroso e disordinato: con grida, pianto, canti e agitazioni motorie varie.
Coloro poi che sono di tipo attivo, dinamico, combattivo, possono venir spinti dall'eccitazione del risveglio ad assumere la parte del profeta o del riformatore, formando movimenti e sette caratterizzati da un eccessivo fanatismo e proselitismo.

In certe anime nobili, ma troppo rigide ed eccessive, la rivelazione dell'elemento trascendente e divino del proprio spirito suscita un'esigenza di adeguazione completa e immediata a quella perfezione. Ma in realtà tale adeguazione non può essere semmai che il termine di una lunga e graduale opera di trasformazione e di rigenerazione della personalità; quindi quell'esigenza non può che esser vana e provocare reazioni di depressione e di disperazione autodistruttive. 


In alcune persone, a ciò predisposte, il 'risveglio' si accompagna con manifestazioni psichiche paranormali di vario genere. Esse hanno visioni, generalmente di esseri elevati o angelici, oppure odono delle voci, o si sentono spinte a scrivere automaticamente. Il valore dei messaggi così ricevuti è assai diverso da caso a caso; perciò occorre che essi vengano sempre esaminati e vagliati obiettivamente, senza prevenzioni, ma anche senza lasciarsi imporre dal modo con cui sono pervenuti, né dalla presunta autorità di chi asserisca esserne l'autore. E' opportuno diffidare soprattutto dei messaggi che contengono ordini precisi e richiedono obbedienza cieca, e di quelli che tendono a esaltare la personalità del ricevente. I veri istruttori spirituali non usano mai tali metodi.

Prescindendo poi dall'autenticità e dal valore intrinseco di quei messaggi, sta il fatto che essi sono pericolosi perché possono facilmente turbare, anche in modo grave, l'equilibrio emotivo e mentale.


III. Le reazioni che seguono al risveglio spirituale.

Queste reazioni si producono generalmente dopo un certo tempo.

Come abbiamo accennato, un risveglio spirituale armonico suscita un senso di gioia, e una illuminazione della mente che fa percepire il significato e lo scopo della vita, scaccia molti dubbi, offre la soluzione di molti problemi e dà un senso di sicurezza interiore. A questo si accompagna un vivido senso dell'unità, della bellezza, della santità della vita, e dall'anima risvegliata s'effonde un'onda di amore verso le altre anime e tutte le creature.
Invero non vi è nulla di più lieto e confortante dei contatto con uno di questi 'risvegliati' che si trovi in un tal 'stato di grazia'. La sua personalità di prima, coi suoi angoli acuti e coi suoi elementi sgradevoli, sembra sparita e una nuova persona, simpatica e piena di simpatia, sorride a noi e al mondo intero, tutta desiderosa di dar piacere, di rendersi utile, di condividere con gli altri le sue nuove ricchezze spirituali di cui non sa contenere in sé la sovrabbondanza.

Questo stato gioioso dura più o meno a lungo, ma è destinato a cessare. La personalità ordinaria, coi suoi elementi inferiori, era stata solo temporaneamente sopraffatta e addormentata, non uccisa o trasformata. Inoltre l'afflusso di luce e di amore spirituale è ritmico e ciclico come tutto quanto avviene nell'universo; esso quindi prima o poi diminuisce o cessa: il flusso è seguito dal riflusso.

Questa esperienza interna è penosissima, e in alcuni casi produce reazioni violente e seri disturbi. Le tendenze inferiori si risvegliano e si riaffermano con forza rinnovata; tutti gli scogli, i detriti, i rifiuti, che erano stati ricoperti dall'alta marea, ricompaiono di nuovo. La persona, la cui coscienza morale si è fatta, in seguito al risveglio, più raffinata ed esigente, la cui sete di perfezione è divenuta più intensa, si giudica con maggior severità, si condanna con maggior rigore e può credere, erroneamente, di esser caduta più in basso di prima. A ciò può essere indotta anche dal fatto che talvolta certe tendenze e impulsi inferiori, che erano rimasti latenti nell'inconscio, vengono risvegliati e stimolati a una violenta opposizione dalle nuove alte aspirazioni spirituali, che sono per essi una sfida e una minaccia.

Talvolta la reazione va così oltre, che la persona giunge fino a negare il valore e la realtà della propria recente esperienza interiore. Dubbi e critiche sorgono nella sua mente ed essa è tentata di considerare tutto ciò che è avvenuto come un'illusione, una fantasia, una 'montatura sentimentale'. Essa diviene amara e sarcastica; deride se stessa e gli altri e vorrebbe rinnegare i propri ideali e le proprie aspirazioni spirituali. Eppure, per quanto si sforzi di farlo, essa non può ritornare nello stato di prima: ha avuto la visione e il fascino della sua bellezza resta in lei, non può esser dimenticato. Essa non può più adattarsi a viver soltanto la piccola vita comune; una divina nostalgia la assilla e non le dà requie. Talvolta la reazione assume caratteri nettamente morbosi: insorgono accessi di disperazione e tentazioni di suicidio.

La cura di tali reazioni eccessive consiste soprattutto nell'impartire una chiara comprensione della loro natura e nell'indicare qual è il solo modo nel quale si possono superare. Si deve far capire a chi ne soffre che lo 'stato di grazia' non poteva durare per sempre, che la reazione era naturale e inevitabile. È come se egli avesse fatto un volo superbo fin presso alle vette illuminate dal sole, ammirando il vasto paesaggio che si stende fino all'orizzonte; ma ogni volo prima o poi deve finire: si viene riportati alla pianura, e si deve poi ascendere lentamente, passo a passo, il ripido pendio che conduce alla stabile conquista delle cime. Il riconoscimento che questa discesa o 'caduta' è un evento naturale, al quale tutti siamo sottoposti, conforta e solleva il pellegrino e lo incoraggia ad accingersi animosamente all'ascesa.


IV. Le fasi del processo di trasmutazione.

L'ascesa di cui abbiamo fatto cenno consiste in realtà nella trasmutazione e rigenerazione della personalità. Un procedimento lungo e complesso, che è composto di fasi di purificazione attiva per rimuovere gli ostacoli all'afflusso e all'azione delle forze spirituali; fasi di sviluppo delle facoltà interiori che erano rimaste latenti o troppo deboli; fasi nelle quali la personalità deve restare ferma e docile, lasciandosi 'lavorare' dallo Spirito e sopportando con coraggio e pazienza le inevitabili sofferenze. L un periodo pieno di cambiamenti, di alternative fra luce e tenebra, fra gioia e dolore.

Le energie e l'attenzione di chi vi si trova sono spesso tanto assorbite dal travaglio che gli riesce difficile far fronte alle varie esigenze della sua vita personale.

Perciò chi l'osservi superficialmente e lo giudichi dal punto di vista della normalità e dell'efficienza pratica, trova che è peggiorato e vale meno di prima. Perciò al suo travaglio interiore si aggiungono spesso giudizi incomprensivi e ingiusti da parte di persone di famiglia, di amici e anche di medici, e non gli vengono risparmiate osservazioni pungenti sui 'bei risultati' delle aspirazioni e degli ideali spirituali, che lo rendono debole e inefficiente nella vita pratica. Questi giudizi riescono spesso assai penosi a chi ne è oggetto, che può talvolta venirne turbato e cadere in preda ai dubbi e allo scoraggiamento.

Pure questa è una delle prove che devono essere superate. Essa insegna a vincere la sensibilità personale, ad acquistare indipendenza di giudizio e fermezza di condotta. Perciò tale prova dovrebbe venir accolta senza ribellione, anzi con serenità. D'altra parte se coloro che circondano la persona sottoposta alla prova comprendono il suo stato, possono esserle di grande aiuto ed evitarle molti contrasti e sofferenze non necessarie.

In realtà si tratta di un periodo di transizione: un uscire da un vecchio stadio senza aver raggiunto il nuovo. t una condizione simile a quella del verme che sta subendo il processo di trasformazione che lo farà diventare un'alata farfalla: esso deve passare per lo stato di crisalide, che è una condizione di disintegrazione e impotenza.
Ma all'uomo in generale non viene elargito il privilegio che ha il verme di svolgere quella trasmutazione protetto e raccolto in un bozzolo.

Egli deve, soprattutto oggi, restare al suo posto nella vita e continuare ad assolvere quanto meglio può i propri doveri famigliari, professionali e sociali, come se non stesse avvenendo nulla in lui. L'arduo problema che deve risolvere è simile a quello degli ingegneri inglesi, che dovettero trasformare e ampliare una grande stazione ferroviaria di Londra, senza interrompere il traffico neppur per un'ora.

Non dobbiamo certo meravigliarci se un'opera così complessa e faticosa è talvolta causa di disturbi nervosi e psichici, ad esempio esaurimento nervoso, insonnia, depressione, irritabilità, irrequietezza. E questi disturbi, dato il forte influsso della psiche sul corpo, possono a foro volta facilmente produrre svariati sintomi fisici.

Nel curare tali casi occorre comprenderne la vera causa, e aiutare il malato con una sapiente e opportuna azione psicoterapica, poiché le cure fisiche e medicamentose possono aiutare ad attenuare i sintomi e i disturbi fisici, ma evidentemente non possono agire sulle cause psico-spirituali del male.

Talvolta i disturbi sono prodotti o aggravati dagli eccessivi sforzi personali che fa l'aspirante alla vita spirituale per forzare il proprio sviluppo interno, sforzi che producono una repressione anziché la trasformazione degli elementi inferiori, e una estrema intensificazione della lotta, con una corrispondente eccessiva tensione nervosa e psichica. Questi aspiranti troppo impetuosi devono rendersi conto che la parte essenziale dei lavoro di rigenerazione è fatta dallo spirito e dalle sue energie, e che quando essi hanno cercato di attirare quelle energie col loro fervore, le loro meditazioni, il loro retto atteggiamento interno, quando hanno cercato di eliminare tutto quello che può ostacolare l'azione dello spirito, devono attendere con pazienza e con fede che quell'azione si svolga spontaneamente nella loro anima.

Una difficoltà diversa in un certo senso opposta, deve essere superata nei periodi nei quali l'afflusso di forza spirituale è ampio e abbondante. Quella forza preziosa può venir facilmente sperperata in effervescenza emotiva e in attività febbrili ed eccessive. In altri casi invece essa è tenuta troppo a freno, non viene sufficientemente tradotta in vita e utilizzata, di modo che si accumula sempre più e con la sua forte tensione può produrre disturbi e logorii interiori, come una corrente elettrica troppo forte può fondere le valvole e anche produrre dei corti circuiti.

Occorre quindi apprendere a regolare opportunamente e saggiamente il flusso delle energie spirituali, evitandone la dispersione, ma usandole attivamente in nobili e feconde opere interne ed esterne.


V. La 'notte oscura dell'anima'.

Quando il processo di trasformazione psico-spirituale raggiunge il suo stadio finale e decisivo, esso produce talvolta un'intensa sofferenza e un'oscurità interiore che è stata chiamata dai mistici cristiani 'notte oscura dell'anima' 1 suoi caratteri la fanno rassomigliare molto alla malattia chiamata 'psicosi depressiva' o melanconia. Tali caratteri sono: uno stato emotivo d'intensa depressione, che può giungere fino alla disperazione; un senso acuto della propria indegnità; una forte tendenza all'autocritica e all'autocondanna, che in alcuni casi giunge fino alla convinzione di esser perduti o dannati; un senso penoso di impotenza mentale; l'indebolimento della volontà e dell'auto-dominio; un disgusto e una grande difficoltà ad agire.

Alcuni di questi sintomi possono presentarsi in forma meno intensa anche negli stadi precedenti, ma allora non si tratta della vera 'notte oscura dell'anìma'.

Questa strana e terribile esperienza non è, malgrado le apparenze, uno stato patologico; essa ha cause spirituali e un grande valore spirituale (Vedi san Giovanni della Croce, La notte oscura dell'anima e E. Underhill. .Mysticism - New York, 1961).
A questa, che è stata anche chiamata la 'crocefissione mistica' o morte mistica', segue la gloriosa resurrezione spirituale che pone fine a ogni sofferenza e a ogni disturbo, dei quali è sovrabbondante compenso, e che costituisce la pienezza della salute spirituale.

Il tema da noi scelto ci ha obbligati a occuparci quasi esclusivamente dei lati più penosi e anormali dello sviluppo interiore, ma non vorremmo certo dar l'impressione che coloro che seguono la via dell'ascesa spirituale siano colpiti da disturbi nervosi più facilmente degli uomini ordinari. 
L opportuno perciò mettere bene in chiaro i punti seguenti:

1) In molti casi lo sviluppo spirituale si svolge in un modo più graduale e armonico di quello che è stato descritto, di guisa che le difficoltà vengono superate e i diversi stadi passati senza reazioni nervose e fisiche.

2) I disturbi nervosi e mentali degli uomini e delle donne 'ordinari' sono spesso più gravi, più difficili a sopportare e a curare di quelli prodotti da cause spirituali. 1 disturbi degli uomini ordinari sono spesso prodotti da conflitti violenti fra le passioni, o fra gli impulsi inconsci e la personalità cosciente; o dalla ribellione contro condizioni o contro persone che sono in contrasto coi loro desideri e le loro esigenze egoistiche. Noti di rado è più difficile curarli, perché gli aspetti superiori sono troppo deboli. e vi è poco a cui fare appello per indurli a fare i sacrifici necessari e a sottomettersi alla disciplina occorrente per produrre gli assestamenti l'armonia che possono render loro la salute.

3) Le sofferenze e i disturbi di coloro che percorrono la via spirituale, per quanto possano talora essere gravi, sono in realtà solo reazioni temporanee e per così dire le scorie di un processo organico di crescita e di rigenerazione interna. Perciò essi spariscono spesso spontaneamente quando la crisi che li aveva prodotti si risolve, o cedono più facilmente a una cura adatta.

4) Le sofferenze prodotte dalle basse maree e dai riflussi dell'onda spirituale sono ampiamente compensate dalle fasi di afflusso e di elevazione, e dalla fede nel grande scopo e nell'alta mèta dell'avventura interiore.

Questa visione di gloria costituisce un , ispirazione potente, un conforto infallibile, una sorgente inesauribile di forza e di coraggio. Noi dovremmo quindi rievocare tale visione nel modo più vivido e il più spesso possibile, e uno dei più grandi benefici che possiamo arrecare a chi è tormentato da crisi e conflitti spirituali è di fare altrettanto.

Cerchiamo di immaginare vividamente la gloria e la beatitudine dell'anima vittoriosa e liberata che partecipa coscientemente alla saggezza, alla potenza, all'amore che trascende i condizionamenti Immaginiamo con visione ancor più larga la bellezza della percezione dell'Infinito realizzato sulla terra, la visione di una umanità  integrata dell'intera creazione rigenerata e manifestante con gioia le perfezioni  del Cosmo. 


Sono visioni di tal genere che hanno reso capaci i grandi mistici e santi di sopportare sorridendo i loro tormenti interiori e il loro martirio fisico, che hanno fatto dire a san Francesco: "Tanto è il bene che m'aspetto che ogni pena mi è diletto!".

Ma ora dobbiamo scendere da queste altezze e ritornare un istante nella valle ove le persone sono in travaglio.

Considerando la questione dal punto di vista più strettamente medico e psicologico, occorre rendersi ben conto che come abbiamo accennato mentre i disturbi che accompagnano le varie crisi dello sviluppo spirituale appaiono a un primo esame molto simili, e talvolta identici, a quelli dei malati ordinari in realtà le loro cause e il loro significato sono molto differenti, anzi in un certo senso opposti; quindi la cura deve essere corrispondentemente diversa. I sintomi neuro psichici dei malati ordinari hanno generalmente un carattere regressivo.

Quei malati non sono stati capaci di compiere i necessari assestamenti interni ed esterni che fari parte del normale sviluppo della personalità. Per esempio, essi non sono riusciti a liberarsi dall'attaccamento emotivo ai genitori e restano quindi in uno stato di dipendenza infantile da essi o da chi, anche simbolicamente, li sostituisce.

Talvolta invece la loro incapacità o cattiva volontà a far fronte alle esigenze e alle difficoltà della normale vita familiare e sociale fari sì che essi, anche senza rendersene conto, cerchino rifugio in una malattia che li sottragga a quegli obblighi. In altri casi si tratta di un trauma emotivo: per esempio una delusione o una perdita che essi non sanno accettare e a cui reagiscono con una malattia.

In tutti questi casi si tratta di un conflitto fra la personalità cosciente e gli elementi inferiori che spesso operano nell'inconscio. con la parziale vittoria di questi ultimi.

Invece i mali prodotti dal travaglio dello sviluppo spirituale hanno un carattere nettamente progressivo. Essi dipendono dallo sforzo. di crescere, da una spinta verso l'alto; essi sono il risultato di conflitti e squilibri temporanei fra la personalità cosciente e le energie spirituali che irrompono dall'alto.

Da tutto ciò risulta evidente che la cura per i due tipi di malattie deve essere molto diversa.

Per il primo gruppo il compito terapeutico consiste nell'aiutare il inalato a raggiungere il livello dell'uomo 'normale', eliminando le repressioni e le inibizioni, le paure e gli attaccamenti, aiutandolo a passare dal suo eccessivo egocentrismo, dalle sue false valutazioni, dalle sue concezioni deformate della realtà a una visione oggettiva e razionale della vita, all'accettazione dei suoi doveri e obblighi e a un giusto apprezzamento dei diritti degli altri. Gli elementi non ben sviluppati, non coordinati e contrastanti, devono venir armonizzati e integrati in una psico-sintesi personale.

Per i malati del secondo gruppo il compito curativo è invece quello di produrre un assestamento armonico, favorendo l'assimilazione e l'integrazione delle nuove energie spirituali con gli elementi normali preesistenti, cioè di compiere una psico-sintesi trans personale intorno a un più alto centro interno.

E' chiaro quindi che la cura adatta per i malati del primo gruppo è insufficiente, anzi può essere anche dannosa, per un malato del secondo. Le sue difficoltà aumentano, anziché diminuire, se egli è nelle mani di un medico che non comprenda il suo travaglio, che ignori o neghi le possibilità dello sviluppo spirituale. Tale medico può svalutare o deridere le aspirazioni spirituali del malato, considerandole come vane fantasie o interpretandole in modo materialistico. Così il malato può venir da lui indotto a ritener di far bene cercando di indurire il guscio della propria personalità e rifiutandosi di dare ascolto agli insistenti appelli della sua anima. Ma questo può solo aggravare il suo stato, render più aspra la lotta, ritardare la soluzione.

Invece un medico che percorra egli pure la via spirituale, o che almeno abbia una chiara comprensione e un giusto apprezzamento della realtà e delle conquiste spirituali, può essere di grande aiuto a un malato di quel genere.Se, come spesso è il caso, questi è ancora allo stadio dell'insoddisfazione, dell'irrequietezza e delle inconsce aspirazioni; se egli ha perduto ogni interesse per la vita ordinaria ma non ha ancora avuto un lume della Realtà Superiore; se egli cerca sollievo in direzioni sbagliate ed erra per vicoli ciechi, allora la rivelazione della vera causa del suo male e un aiuto efficace a trovare la vera soluzione possono facilitare e accelerare molto il risveglio dell'anima, che costituisce di per se stesso la parte principale della cura.

Quando una persona si trova al secondo stadio, quello nel quale si bea nella luce dello spirito e fa gioiosi voli verso le altezze supercoscienti, si può farle molto bene spiegandole la vera natura e funzione di quelle sue esperienze, preavvisandola che esse sono necessariamente temporanee e descrivendole le ulteriori vicissitudini del pellegrinaggio. Così quella persona è preparata quando sopraggiunge la reazione, e le viene in tal modo risparmiata quella parte non piccola di sofferenza, prodotta dalla sorpresa della 'caduta' e dai dubbi e dagli scoraggiamenti che ne conseguono.

Quando un tal preavviso non è stato dato e la cura viene iniziata durante la reazione depressiva, il malato può essere molto sollevato e aiutato dall'assicurazione, avvalorata da esempi, che si tratta di uno stato temporaneo dal quale uscirà sicuramente.

Nel quarto stadio, quello degli 'incidenti dell'ascesa', che è il più lungo e multiforme, l'opera di chi aiuta e corrispondentemente più complessa. I suoi aspetti principali sono:

1) Chiarire a colui che soffre il significato di quanto sta avvenendo in lui e indicargli il giusto atteggiamento da prendere;

2) Insegnargli come si può dominare le tendenze inferiori senza però reprimerle nell'inconscio;

3) Insegnargli, ed aiutarlo, a trasmutare e sublimare le proprie energie psichiche;

4) Aiutarlo a sostenere e far buon uso delle energie spirituali che affluiscono nella sua coscienza;

5) Guidarlo, e cooperare con lui, nel lavoro di ricostruzione della sua personalità, di psico-sintesi.

Nello stadio della 'notte oscura dell'anima' è assai difficile prestare aiuto, perché chi vi si trova è avvolto in una nube così densa, è tanto immerso nella sua sofferenza che la luce dello spirito non giunge alla sua coscienza. L'unico modo di dare forza e sostegno è il ripetere instancabilmente l'assicurazione che si tratta di una esperienza transitoria e non di uno stato permanente, come tende a credere chi vi si trova ed è ciò che più gli dà disperazione. t bene inoltre assicurargli con energia che il suo tormento, per quanto terribile, ha un si grande valore spirituale e gli sarà apportatore di tanto bene che dopo arriverà a benedirlo; così egli viene aiutato a sopportarlo e ad accettarlo con calma, rassegnazione e con forte pazienza.

Riteniamo opportuno accennare che queste cure psicologiche e spirituali non escludono l'uso sussidiario di mezzi fisici, che possono alleviare i sintomi e concorrere al buon esito della cura. Tali sussidi saranno soprattutto quelli che coadiuvano all'opera sanatrice della natura, come un'alimentazione igienica, esercizi di rilasciamento, contatto con gli elementi naturali, un ritmo adatto delle varie attività fisiche e psichiche.

In alcuni casi la cura è resa più complicata dal fatto che vi è nel malato un misto di sintomi progressivi e di sintomi regressivi. Si tratta di casi di sviluppo interiore irregolare e disarmonico. Queste persone possono raggiungere alti livelli spirituali con una parte della loro personalità, ma essere d'altro lato schiave di attaccamenti infantili o sotto il dominio di 'complessi' inconsci. Si potrebbe anzi dire che, con un'analisi accurata, nella maggioranza di coloro che percorrono la via spirituale si trovano come, si noti, in quasi tutti i così detti 'normali' dei resti più o meno grandi di limitazioni di quel genere.


Infine sarebbe molto utile che il pubblico in generale fosse informato dei fatti principali riguardanti le connessioni fra disturbi neuropsichici e crisi interiori, in modo che i familiari possano facilitare il compito dei malato e quello del medico, invece di complicarlo e ostacolarlo con l'ignoranza, i pregiudizi, e anche l'opposizione attiva, come purtroppo avviene assai spesso.

Quando questa triplice opera di preparazione sarà stata fatta presso i medici, le infermiere e il pubblico, una grande somma di sofferenze non necessarie verrà eliminata e molti pellegrini potranno raggiungere con meno lungo e meno aspro travaglio l'alta mèta che perseguono: l'unione con il famoso UNO.

martedì 17 agosto 2010

Armageddon? Piuttosto verso il livello extra





Abbiamo appena finito di leggere un articolo di Beppe Grillo (http://www.beppegrillo.it/2010/08/cronache_da_arm.html) sul numero e la vastità dei disastri naturali che hanno colpito la Terra solo dal 12 gennaio 2010:

-         12 gennaio terremoto ad Haiti di magnitudo 7
-         27 febbraio terremoto in Cile e nel pacifico meridionale di magnitudo 8.8
-         14 aprile sisma in Qinghai, Cina di 6.9
-         20 aprile golfo del Messico incendio della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon
-         16 luglio esplosione di due condotti di petrolio in Cina, fuoriuscita di 80.000 tonnellate di greggio
-         30 luglio ondata di maltempo in Pakistan, 12 milioni di sfollati
-         Agosto ondata di calore colpisce la Russia
-         Agosto alluvione senza precedenti in Tibet e in Europa centrale
-         Agosto, un grande blocco di ghiaccio grande quanto l’isola di Manhattan si è staccato dalla Groenlandia e naviga verso l’Oceano Atlantico

La Terra ha la febbre e trema.
C’è da chiedersi come mai, anche se le interpretazioni in proposito sono tante e non sempre convergenti.  La lettura che vorremmo dare in quest’articolo, visto che la competenza e il campo non è quello dell’approfondimento scientifico o civico (leggetevi l’articolo di Grillo sull’indifferenza della classe politica verso l’ambiente, che carinamente se ne va in vacanza e compra le borse di Vuitton come se niente fosse), è quella della bio-psicologia e dell’opportunità che questo movimento di Gaia sta creando a livello di coscienze individuali e a livello di coscienza collettiva. E anche qui le voci sono tante.

Un punto in comune è quello di vedere in queste turbolenze e cambiamenti a livello macro, un cambiamento corrispondente di frequenza a livello micro, nel singolo individuo e nel suo campo vitale.
L’uomo cioè da un punto di vista filo-ontogenetico e ontogenetico sta compiendo un salto evolutivo dal livello neo-corticale del suo cervello, a quello definito EXTRA, dove le strutture che agiscono non sono più quelle preposte alla vita vegetativa (proprie del cervello rettiliano, più arcaico), della vita affettiva (proprie del mammaliano), o intellettiva (della neo-corteccia), ma riguardano il comportamento secondo ragione e coscienza.
Non la coscienza della morale (delle regole), ma la coscienza dell’opportuno, dell’etica.
Non le regole di questo o quel partito, di questo o quel modo di comportarsi, ma i principi del proprio Sé.
Potete leggere a questo proposito il libro “Lungo viaggio al centro del cervello” di Renato e Rosellina Balbi.
Questo passaggio, che in altri termini è stato designato come il passaggio dalla 3 alla 4/5 dimensione, presuppone un’ estroversione del lato ombra (che “grazie” alle crisi viene in luce con tutta la sua forza), e un’integrazione in un livello successivo dove l’individuo e la collettività godranno di forme-pensiero più libere dai condizionamenti della paura e governate dal cuore.
I condizionamenti di cui parliamo, non sono altro che “schemi comportamentali” legati ad un imprinting emozionale ereditato e acquisito nella famiglia,  che può aver avuto effetti più o meno positivi sulla struttura della nostra personalità.

Ma facciamo un po’ di esempi altrimenti il tutto rimane troppo astratto.

Nessuno di voi ha avuto più dolori alla nuca e alle spalle, mal di testa e nausea, nelle scorse settimane? Avete notato un aumento degli incidenti domestici, di capitomboli, cadute, o maggior intolleranza e nervosismo in voi stessi o nelle persone che vi circondano? Le crisi emotive  e il senso di solitudine sembrano manifestarsi con più frequenza e più forza?

Il cambiamento delle frequenze, soprattutto delle onde a bassa frequenza che percepiamo in un ambiente stressato, economicamente, ambientalmente e psicologicamente, mette a dura prova il nostro self control, e spesso fa uscire i comportamenti più reattivi e dissonanti della nostra personalità.
O meglio, la frequenza pesante con cui l’umanità vibra in questo periodo storico, è in perfetta risonanza con il  “materiale” pesante che ciascun individuo ha accumulato negli anni, che non è altro che il suo vissuto inconscio che emerge in superficie e necessita di essere elaborato.

Come dentro fuori, come fuori dentro.

Pensiamo un attimo alle teorie correnti sullo shift dei poli, che pongono l’accento sull’inversione dei poli magnetici della Terra. Se questo postulato fosse vero, allora lo shift influenzerebbe anche l’esser umano che è dotato di un suo campo magnetico informato che risente dell’ambiente in cui vive.

E a livello metaforico il rovesciamento dei poli dell’individuo, assomiglia tanto ad un rovesciamento dei suoi contenuti inconsci e del suo profondo, proprio come se venisse girato un calzino.

Non abbiamo allo stato attuale prove scientifiche inconfutabili di quanto detto, ma è osservabile nella natura, come l’elemento yin del cosmo, la donna, si stia spostando verso lo yang (tendenza al dominio, all’autoritarismo, al controllo e al potere), e come il suo elemento yang, l’uomo, si stia spostando verso lo yin (fragilità emotiva, mancanza di forza e di autonomia decisionale).

Avrete sentito dire in giro: “Gli uomini di oggi sono tutte femminucce”. Oppure : “Le donne stanno diventando delle iene”.

Questo accade perché ciascun individuo, maschio e femmina che sia, invece di utilizzare lo spostamento energetico/di frequenze con consapevolezza e tendere alla compensazione armonica verso il suo opposto, si polarizza nel suo lato più crudo e tanatico (mortale), che non permette né lo scambio, né l’evoluzione.

Ma se riconsideriamo tutto il nostro agire, in funzione del processo evolutivo e quindi della crescita della Terra, sulla quale noi nasciamo creiamo e moriamo, dobbiamo considerare il fatto che Gaia,  la cellula per la quale agevoliamo tutti i processi di crescita, ora è stressata e infiammata perchè i sistemi omeostatici (l'umanità) non collaborano (da un bel pezzo), e sono troppo intossicati dall'egoismo-egosintonico che genera separazione. Gli uomini da una parte e le donne dall’altra. Il bianco da una parte, il nero dall’altra.

Rendiamoci conto che questa visione è nevrotica. Se va bene.

Proprio come nella cellula,  noi viviamo sulla membrana di una terreno, la Terra, dove avvengono continuamente  scambi osmotici, e invece di selezionare i nutrienti per la vita ( amore -compassione-collaborazione-utilizzo sano del potere personale ),da lasciar passare all'interno della membrana stessa, non ci assumiamo nessuna responsabilità, e Gaia si ammala sotto ai nostri occhi.

Un medico, che sa che il meccanismo della gran difesa dell’organismo è una forma di reazione necessaria per la sopravvivenza potrebbe  rileggere gli scenari ambientali di questo periodo, così:

-le ferite come quella del golfo del Messico sono il segno che l'ectoderma di gaia si è indebolito a tal punto che non riesce piu a cicatrizzarsi;

-le inondazioni e le alluvioni come lavaggi chirurgici la liberano le sue ferite purulente per aiutarla;

-gli incendi, che come febbre gli consentono di bruciare altre tossine come l'inquinamento ambientale nella zona di Cernobil;

L’ eliminazione di queste tossine  (tutto quello che accade ora) diventa allora necessaria  per lasciare il campo all'amore e alla compassione.

Da un punto di vista psicoanalitico, si potrebbe dire che l’uomo del 2010 si comporta come un bambino fissato alla fase orale (di accumulo), nè elaborata né esperita, che viene manifestata con sadismo o masochismo (mondo ricco e mondo povero), e soprattutto con distruzione e deliri di onnipotenza (i simboli fallici dei grattacieli, sono solo un piccolo esempio di questa superpotenza) che generano da qualche altra parte impotenza, depressione e sfiducia.

Il problema è che tutto questo fare, è solo un grande delirio e un’ illusione collettiva. Che o fa nascere delle dismorfie apocalittiche nei confronti dell’ambiente, oppure di disimpegno totale nei confronti di un principio di realtà che ci dovrebbe far affrontare il cambiamento in atto, con serietà e partecipazione.

La Terra sta male e ha bisogno della responsabilità civica.
L’individuo soffre e ha bisogno di cure appropriate.

Certo, non può essere un’interpretazione assoluta questa. Ma un parziale di una visione. Perché la fase di accumulo, e imbibizione è durata millenni, se non è l’eruzione di un vulcano a ripristinare la sintropia e l’equilibrio, sarà l’assestamento di tutti i fattori in gioco.

Anche la Terra ha una sua intelligenza emotiva e una sua memoria.
Se è andata in tilt non dovrebbe essere ignorata.

Abbiamo la fortuna che il principio operativo dell’energia è per sua natura dinamico, in continuo passaggio da uno stato all’altro, e tendente all’evoluzione.
In questa fase di stress generale, possiamo utilizzare il potenziale di queste “crisi”(sociali, naturali, individuali), per fare un salto evolutivo, elaborare i nostri conflitti passati per esempio, che con forza e incisività ci farebbero velocemente ricadere nella coazione a ripetere, e varcare una soglia di consapevolezza verso nuovi schemi d’azione, con un nuovo agire e sentire, più vero e consapevole, basato sul qui e ora, e non sul futuro (proiettivo), o sul passato (retroattivo).
La mente individuale ha la necessità di essere guidata dal cuore, in collaborazione con la mente collettiva, e tutte le distorsioni di campo che viviamo oggi, non sono altro che il frutto di un allontanamento che è durato millenni.

Ricordiamoci, quando l'energia sembra troppo intensa, facciamo un respiro profondo e mettiamo i piedi a terra. Una delle caratteristiche qualitative della vitalità è il fatto di essere in contatto. In contatto con tutto ciò che si trova alla portata delle nostre percezioni sensoriali, in primis il nostro corpo.

C’è la necessità di ri-percepire le nostre gambe e i nostri piedi. Si può fare esternamente abbracciando la natura, o internamente abbracciando il nostro corpo. In ogni caso il ritorno ad una dimensione interna significa ritrovare la propria natura; Madre Natura appunto.
Non più sfruttata, deturpata, vittimizzata (l’armageddon), e condannata forse anche in quanto donna che non ha compreso col suo ventre i bisogni dei suoi figli.
Anche perché nel ventre c'è tanto da sistemare ora.
E’ bene che i figli, e le figlie di questa Terra comincino a pensare di diventare uomini e donne, responsabili delle loro azioni, non fissati ad uno stadio orale di acquisizione implacabile e infinita, e come adulti, accompagnare le nuove generazioni e il terreno su cui camminano verso una nuova conoscenza: che è quella dell’IO ESISTO e del TU ESISTI.
Il Ponte è la collaborazione e la conciliazione degli opposti.
Che è il famoso Tao.

E poi mettiamoci a fare qualcosa di divertente. La gioia e le risate sono quello che sperimentiamo nella vibrazione più alta. 

Roberta Cantelli e Isabella Donzelli

domenica 15 agosto 2010

La Microvita: Un nuovo concetto che unisce spirito e materia




Professore Uttam Pati, Scuola di Biotecnologia, Università di Jawaharlal Nehru, New Delhi 




Galileo ha dichiarato che la filosofia è scritta in quel grande libro che è l’Universo; tutte le verità sono facili da comprendere una volta che sono state scoperte, il punto è proprio quello di scoprirle.
Dopo che scoprì che le lune di Giove si muovevano intorno al pianeta, la corte papale lo dichiarò colpevole e fu messo agli arresti domiciliari sino alla morte. 
400 anni più tardi, pochi mesi fa, il Papa di Roma si è scusato per questo. 2500 anni fa Buddha aveva implorato i suoi discepoli di “ non accettare alcuna dichiarazione o asserzione di verità basata sulla fede cieca, , perchè ogni posizione sulla realtà della natura dovrebbe essere bastata su un ragionamento verificabile; questa posizione è stata appoggiata dallo stesso Einstein che ha affermato che la religione del futuro sarà una religione del cosmo, una religione basata sull’esperienza, che rifiuta qualsiasi dogma. Ciascuno realizzerà che la mente, che costantemente oscilla tra il grezzo e il sottile, tende a trovare la consapevolezza necessaria alle sue risposte; lo scienziato e il santo sono entrambi simili nelle loro percezioni. 
Il filosofo PR Sarkar ha proposto una teoria unica per spiegare il concetto della “microvita”, una misteriosa emanazione del fattore cosmico, che è la risposta che legherebbe il crudo e il sottile in questo universo, laddove il sottile viene trasformato nella materia e la materia si converte in sottile. Il nostro mondo funziona con i limiti dei nostri sensi- nello stato più grezzo –e ogni cosa che va al di là di questo limite viene definita misteriosa. Il tempo con cui abbiamo identificato la materia più piccola, mostra la difficoltà di percepire particelle oltre l’elettrone e il protone o il Bosone di Higgs, la particella di Dio, il cui nome già suggerisce l’idea di qualcosa di misterioso. Con una logica simile, nella sfera psichica, ci potranno essere entità più piccole dell’ectoplasma o della sua copertura extra-psichica, l’endoplasma. La possibilità dell’esistenza di una particella ancora più piccola della particella di Dio, il bosone, e oltre l‘endoplasma, è stata postulata appunto come  “microvita”. 
Se supponiamo che l’esistenza di una particella più piccola è oltre la portata della sua identificazione, l’alternativa della sua scoperta risiede nella sua percezione. La maggior parte delle nostre scoperte scientifiche sono giunte innanzitutto grazie alla percezione; una volta realizzata l’“idea” è più facile giungere a dei risultati tramite degli esperimenti . C’è una continua conversione della materia nella microvita e una riconversione della microvita nella materia. La materia è composta di microvita dove l“idea” è la base costituente delle stesse microvita. Quest’unione simbolica tra materia e idea è la definizione del crudo verso il sottile;  della vita verso la morte.

La radice della vita è nella microvita unitaria e non nel protozoi unicellulari o nelle cellule protoplasmiche unitarie. Come le microvita sono una creazione nella fase interna, le microvita positive possono dare la mente ad un corpo, e coscienza alla materia, così come le microvita negative sono presenti nei virus o nei batteri che potrebbero decomporre i corpi.  Le Microvita- portatrici di vita-non sono carboniche, possono creare così come distruggere la mente e il corpo.

Esse, da differenti sorgenti, attraverso i  clash e la coesione, possono portare un cambiamento importante nella struttura fisica attraverso l’universo, con un processo evolutivo che include la comparsa della vita nel grembo materno. La recente scoperta di Paul Bloom all’ Università di Yale precisa che la natura della moralità ha un’origine evolutiva e che le persone hanno ancora un rudimentale senso della giustizia che risiede in forme arcaiche. 
Quest’ affermazione è sensata perchè queste strutture morali dipendono da facoltà emotive, processi intuitivi, per il bene e il male; l’origine potrebbe risiedere nella composizione, e nel tipo di interazione tra i gradi e la quantità di microvite. 
 Dati scientifici recenti provenienti dall’Università College di London mostrano che esiste una zona di conflitto tra le cellule normali e quelle adiacenti un tumore dove il corpo deve vincere per la sua sopravvivenza.

Le cellule tumorali- che potrebbero essere originate da microvita negative – potrebbero essere sconfitte da cellule adiacenti normali attraverso le microvita positive. Il Premio Nobel Luc Montagnier – che ha scoperto il legame tra HIV and AIDS – ha proposto recentemente che una soluzione diluita contenente DNA di un batterio patogeno e di un virus potrebbe emettere ”onde radio a bassa frequenza” che induce l’acqua circostante a organizzarsi in una nano struttura che potrebbe conservare una “memoria”.  Potrebbe non essere prematuro ammettere che la “memoria cellulare” un’“idea”, che a sua volta potrebbe essere il fattore costituente della microvita. 
Comprendere la microvita potrebbe significare ridurre il gap tra la fisica e la metafisica.
                     





 
Speaker: Uttam Pati, Professore di Biologia molecolare e genetica,
School of Biotechnology, Jawaharlal Nehru University, New Delhi. He has been the Chairman and Dean of School of Biotechnolgy (1999-2007). He received his PhDs from the Allahabad University, India, and the University of New Brunswick, Canada, in Chemistry.  He did his postdoctoral research in Medicinal Chemistry at the Max Planck Institute, Germany, Massachusetts Institute of Technology, USA, and at the Yale University School of Medicine, USA. He was a faculty in Medicine and Molecular Biology (1990-94) at the School of Medicine Georgia, Augusta, USA. His research interests include cancer biology and gene regulation, molecular chaperones and their role in hypoxic tumor, and allele-specific gene silencing. He has published more than thirty original research papers in the above areas. His other interests are education and society, ethics, social behavior and social justice. Recently he has lectured on microvita at various forums including Malaysia and Singapore.